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Visualizzazione dei post da luglio, 2015

Nan prima di essere Goldin.

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Fino al 24 ottobre prossimo alla galleria Guido Costa Projects di via Mazzini 24 a Torino è visitabile la mostra personale di Nan Goldin dedicata alle sue prime opere degli anni Settanta. Si tratta di un corpo di 35 stampe vintage in  bianco e nero e a colori di piccole dimensioni e una stampa a colori recente di grandi dimensioni. Le opere sono tratte dagli archivi di New York dell'artista e risalgono agli anni bostoniani (1970-1974). Precedono di quasi un decennio la sua celebre The Ballad of Sexual Dependency , ma già contengono gli elementi germinali della sua poetica. Viste in questa prospettiva storiografica sono di sicuro interesse per chi conosca Nan Goldin. I soggetti già appartengono in gran parte all'area, allora misconosciuta, dei transgender e delle Drag Queen . La particolarità che da sempre contraddistingue la Goldin è però quella di saper guardare dall'interno, da un punto di vista intimo e partecipe, quella che è la sua grande famiglia allargata.

Attenti a quei due.

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Secondo appuntamento prima della pausa estiva dei quattro organizzati da Phom sulle trasformazioni sociali e la  fotografia contemporanea. Dopo Simone Donati con Paolo Ranzani, questa è la volta della coppia fotografica Albert & Verzone insieme alla sociologa Tatiana Mazali, moderati da Marco Benna. Il pubblico è numeroso e sono presenti molti fotografi torinesi. La prima valenza positiva degli incontri è proprio questa: l'incontrarsi dei fotografi, come già si era tentato di fare nel novembre 2010 con il Lens Based Art Show . La storia di Alessandro Albert e Paolo Verzone inizia nel 1991 a Mosca. Due ventenni che conoscono August Sander e Richard Avedon decidono all'ultimo momento di non andare a fotografare con il banco ottico le donne in India, ma di recarsi a Mosca dove stava crollando il regime comunista per fare ritratti in posa dei passanti. L'intuizione fu vincente e venne poi ripetuta nel 2001 e nel 2011. Quasi a scandire con il tempo della s

Instagram fa le foto.

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Così mi son visto scrivere da un amico che fotografa come me da oltre trent'anni. Ohibò mi son detto, qui c'è della confusione da chiarire. Di recente, per motivi familiari, ho ceduto alla necessità di dotarmi del mitico smartphone . Un mondo di possibilità mi si è aperto. Tra queste, quella di accedere finalmente alla "peste oculare" come produttore di contenuti e non solo come osservatore dal pc. Dopo le prime sperimentazioni, mi è stato subito confermato quello che già intuivo osservando: tutto si riduce ad un social come altri, l'esempio più vicino che mi viene in mente è Tumblr . L'unica vera particolarità è di marketing, qui sta il genio. L'accesso venne riservato dapprima solo agli iPhone e in seguito anche a tutti gli altri smartphone. Niente PC, niente Photoshop. Saltata via una storia per aprirne un'altra. Quale altra? La fotografia in connessione mobile. In sostanza, il tempo intercorrente tra la presa della fotografia e la sua diffu

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