Levigata iconografia.

Moritz Lotze. Piazzaforte di Peschiera: ponte sul Mincio, 1866. Albumina da collodio. Collezione Giuseppe Milani.
La fotografia venne quindi subito connotata dall'intervento appassionato di nobili, ecclesiastici, ottici e scienziati, oltre che dall'esteso drappello degli itineranti, che avevano diffuso un po' dappertutto il "virus" della fotografia.

Nel frattempo, però, s'era formata spontaneamente una "scuola" specifica, negli oltre dieci anni intercorsi tra l'anno dell'invenzione e il suo fondamentale perfezionamento con il collodio. Il mestiere di fotografo venne quindi appreso sempre più frequentemente a bottega, (...) il che significava disponibilità assoluta nei confronti dei desideri della clientela, specie nella ritrattistica, che doveva essere essenzialmente lusinghiera.

(...)

Anche la veduta e la fotografia d'architettura, oltre che il ritratto, risentirono subito dell'estrazione artigianale dei fotografi. Disponibili per la natura del mestiere, sempre pronti ad attribuire al soggetto soltanto le "qualità" migliori, inventandole se era il caso, come dimostra la levigata iconografia di quegli anni, che raramente mostra in un ritratto una ruga in più, o elementi estranei nella veduta di paesaggi o di architetture (...)



Italo Zannier
Storia della fotografia italiana dalle origini agli anni '50
II edizione riveduta e corretta, Editrice Quinlan, Bologna, 2012
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(I edizione, Laterza, Bari, 1986)

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