Iniziare a porvi rimedio.

Sul finire del primo maggio duemilasedici il pensiero va ai lavoratori cui è dedicata la festa. Una categoria che il Novecento stabilì essere caratterizzata dalla percezione di uno stipendio. In questo differendo dagli imprenditori (agricoli, artigianali, industriali o commerciali che siano) e dai liberi professionisti.

Stipendio oggi sempre più scarso e incerto per le mansioni umili, e non solo, quando addirittura inesistente. Il "lavoro salariato" da condizione basilare diviene persino assurdamente un privilegio.

Chi toglie il pane del sudore, è come se uccidesse il prossimo. Chi sparge il san­gue e chi defrauda la mercede all'operaio, sono fratelli.
(Ecclesiaste, 34, 26)


In uno dei testi biblici, non in un manifesto di qualche anarchico, si trova un'equiparazione tra spargimento del sangue, assassinio insomma, e negazione della paga, quindi della dignità di vita, un assassinio sociale in pratica, che risuona gravemente nel silenzio attuale delle coscienze ottuse dal consumo di chi può e di chi vorrebbe, ma non può.

Rimedi in tasca io non ne ho di certo. Non vedo nemmeno altri che ne abbiano, almeno ai miei occhi. Mi resta quindi solo da osservare lo strazio di un mondo avviato al ritorno della schiavitù di massa sotto nuove forme e sperare che prima o poi, chissà, qualcuno possa iniziare a porvi rimedio.


[scusate questo post è stato scritto e pubblicato da un virus socialista che ha preso solo per oggi il controllo del mio blog; da domani ricominciano i post sul fotografico e oltre...]

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