Quell'ultimo istante.

Ieri la voce di Cesare Colombo ha smesso di illuminare quello che toccava. L'ombra di questo imbrunire italiano, e milanese in particolare, si è allargata un po' di più. La notte appare ora più lunga e piuttosto fredda. I sopravvissuti si scalderanno ai loro focherelli privati, ma non ci saranno nuove albe se qualcun altro non oserà sfidare tutto e tutti e proseguirà a chiedere a se stesso e in giro dei perché, non accontentandosi di risposte vaghe e di circostanza. Senza curiosità intellettuale, sincera e appassionata, si tratta solo di aspettare una fine già in essere. Cesare dalla sua ha fatto una cosa grandissima e rara: è morto vivo, è morto perché si deve morire, ma non prima di quell'ultimo istante.

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