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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Torino.

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©2014 Fulvio Bortolozzo.

Custodire intatte le differenze.

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©2014 Fulvio Bortolozzo. Il web non è solo un reciproco rincorrersi di segnali di presenza estemporanei emessi tra sconosciuti per colmare loro evidenti vuoti esistenziali, come spesso sostengono i suoi detrattori. Sul web possono anche emergere occasioni molto valide di dialogo che altrimenti sarebbe stato impossibile realizzare. In questo senso, lo scrivere questo blog, all'inizio vissuto con il timore che fosse un'attività pericolosamente piena di vanità irrisolta, è divenuto nel tempo un'occasione davvero proficua di dialogo e riflessione. Non solo con chi mi onora del suo leggermi, ma anche con altri blogger con i quali condivido interessi e pensieri. Premesso questo, vorrei segnalare un dialogo a più voci che sta andando avanti da qualche tempo. Gli interlocutori sono diversi e l'interazione si svolge liberamente, a volte serrata, altre meno. L'ultimo articolo scritto da Enrico Prada sul suo blog " La valigia di Van Gogh ", che a sua volta

CONFINI 11 arriva a Torino.

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Alle ore 18:00 di martedì 4 marzo prossimo verrà inaugurata presso lo Spazio Giotto di via Giotto 11 (Metro: Dante ), la tappa torinese della rassegna fotografica CONFINI 11 . Gli autori in mostra sono: Nino Cannizzaro (Quando Jupiter guardava a Est) , Domenico Cipollina (Paesaggio in corso) , Alessandro Cirillo (Genos) , Fabrizio Intonti (Metanimalia) , Carmen Mitrotta (Death Foods for New Worlds) , Michele Ranzani (Interno con figure) . Qui c'è un breve video di presentazione: http://www.youtube.com/watch?v=vaJYO1ui_R0#t=17 La selezione dei progetti esposti è stata realizzata dalla giuria coordinata da Maurizio Chelucci ( MassenzioArte ) di Roma, direttore artistico di CONFINI. Componenti della Giuria: Clelia Belgrado ( VisionQuesT ) di Genova, Leo Brogioni ( Polifemo Fotografia ) di Milano, Fulvio Bortolozzo ( Camera Doppia ) di Torino, Fulvio Merlak ( Sala Fenice ) di Trieste, Francesco Tei ( PhotoGallery ) di Firenze, Fausto Raschiatore

Cercasi italiano disperatamente.

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Sì, di nuovo al Cineteatro Baretti . Un luogo che mi si rivela ogni volta di più indispensabile, pur collocato com'è nell'offerta variegata di una grande città come Torino. Il suo non so che di familiare, lo rende quel cinema di paese, o di quartiere, già vissuto nell'infanzia; il tutto unito poi  ad una programmazione che, titolo dopo titolo, presenta una qualità culturale davvero eccellente. Questa volta tocca a Daniele Gaglianone con il suo ultimo film " La mia classe ", presentato alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso anno. Questo non è un blog di critica cinematografica è quindi mi si perdonerà se non possiedo gli strumenti e la competenza necessari per una disamina coerente del fim. Sono tuttavia da sempre un cinefago . In questa veste sui generis , consiglio vivamente la visione di quest'opera low cost , girata in sole due settimane con attori, tranne il magnifico Valerio Mastandrea , presi dalla vita di tutti i giorni. Sempre che la trovi

RAWS, una mostra, un libro.

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Domani 20 febbraio alle 18:30, presso lo Spazio RAW di Milano, parteciperò su invito dell'autore e della curatrice Anna Mola alla presentazione del libro fotografico di Carlo Corradi intitolato RAWS, fotografie di giorni liquidi | pictures from liquid days. Il libro contiene opere che sono anche visibili in mostra nello stesso luogo della presentazione, ma non è concepito come un catalogo. Si tratta di un'opera a due mani, nella quale sia il fotografo sia l'autrice dei testi hanno messo in sinergia le loro competenze e visioni per esplorare ulteriormente un possibile confine espressivo delle nuove tecnologie digitali applicate all'immagine. A mia volta invito i miei lettori milanesi e circonvicini a voler partecipare all'incontro per scambiare insieme impressioni, riflessioni e spunti di dialogo sui temi accennati. RAW moments Mostra fotografica di Carlo Corradi a cura di Anna Mola   Dal 13 al 28 febbraio 2014 Lun-Ven. 15.30-19.00. Spa

Una vita immobile, o quasi.

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STILL LIFE è, dopo sei anni di distanza, il secondo film di Uberto Pasolini ,(classe 1957). Non un autore prolifico, né giovane, quindi. L'ambientazione è londinese e stranieri gli attori. Forse anche per questo durante la visione del film non ho mai pensato, nemmeno per un attimo, che chi lo aveva scritto, prodotto e diretto fosse un italiano. Al limite un piemontese, per quella descrizione minuta di una piccola, banale, ordinata e ossessiva vita che proprio per il suo eccesso implacabile di modestissima routine, un po' giansenista, tocca corde poetiche ben comprensibili a chi ha sulla testa un Nord-ovest bardato di stelle . Può poi anche darsi che sia così che ci figuriamo gli inglesi delle classi minori: persone tristi, e in fondo disperate, immerse in luoghi suburbani spogli e poco frequentati dal sole. In ogni caso, mi preme porre l'accento non tanto sul film in sè, quanto sull'uso che della fotografia viene fatto nella narrazione. Pare che ultimamente nel ci

Il fotogiornalismo dalla pittura alla pubblicità.

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Nella scelta degli autori premiati quest'anno dalla giuria del World Press Photo si  notano alcune importanti novità che penso potranno avere un'influenza notevole sul relativamente piccolo mondo degli addetti ai lavori. A cominciare dalla fotografia classificatasi prima assoluta e realizzata da John Stanmeyer . Si tratta sempre di un'icona, una vera e propria "cover" del WPP 2014, ma non più, come nelle ultime edizioni, ottenuta sulla falsariga della tragedia trasformata in pittura antica o cattiva pittura digitale. Stavolta il mondo di riferimento sembra essere quello della comunicazione pubblicitaria o publiredazionale . E non è l'unico caso tra le foto vincitrici. C'è qualcosa nel meccanismo di selezione, ben descritto da Alessia Glaviano in una sua testimonianza diretta come giurata e  pubblicata su Photo Vogue , che forse spinge in questa direzione. Alessia Glaviano scrive: " Il primo round prevede la proiezione delle circa 20.000 immagini

Imparando dal mezzo.

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©2013 Fulvio Bortolozzo. Imparando dal mezzo, imparando dalla macchina fotografica e non insegnando alla macchina fotografica come comportarsi. Il problema è questo, no. Se uno disegna deve rispettare il mezzo che usa. Disegna, rispetta la matita, la matita può insegnare, qualcosa. Se uno usa il pennello, a sua volta il pennello può insegnargli alcune modalità di procedere che lo può portare a conoscenze a cui non aveva avuto accesso, no. Così la macchina fotografica non è uno strumento stupido, è uno strumento intelligente in sè e, rispettato per quello che è, può portare a conoscenze. Cioè non è che io uso la macchina fotografica, è la macchina fotografica che, in qualche modo usa me. Guido Guidi Da una intervista a RAI Radio 3 per il programma " A3 il formato dell'arte ", puntata del 16 febbraio 2014 .

Gnam!

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©2014 Fulvio Bortolozzo. Succede che mi trovo con una piccola gommosetta, una di quelle gelatine morbide morbide, ed è fatta come una minuscola reflex. Molto buffa. La metto sul tappettino del mio mouse che se ne arriva da Amsterdam. Sul tappettino c'è riprodotto il dipinto di Van Gogh della stanza di Arles. Ne esistono tre versioni di quel dipinto. Le altre due sono a Parigi e Chicago. Vincent mi ha sempre provocato emozioni forti, fin da bambino. Questa stanza l'avevo, malamente, copiata alle medie. Mi piaceva tanto per i colori, ma anche per la prospettiva sbagliata delle cose che si vedono, soprattutto le sedie. Mi pare che ci stia bene la gommosetta sopra. Rossa, come spesso piacciono a me le cose, in mezzo al giallo, all'arancio, all'azzurro. Massì, ci faccio una foto. Curioso gioco di specchi e di senso. Questa del tappettino è una riproduzione fotografica stampata su tela. Anche quello che copiavo alle medie non era il dipinto originale, ma una riproduzion

Come si può.

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©2013 Fulvio Bortolozzo. Un anno è passato da quando Gabriele Basilico è andato a fotografare in altri luoghi. Arrivai a Milano solo il 15 febbraio successivo, nel primo pomeriggio, troppo tardi per le esequie a Sant'Ambrogio, ma in tempo per il commovente ricordo che di lui si fece alla Triennale. Di recente mi capita spesso di nominarlo con gli allievi e gli amici. Misuro così il vuoto che va espandendosi in me da quando nessuna sua nuova fotografia arriva ad illuminare qualche pezzo della strada che sto faticosamente percorrendo. Non pensavo davvero che potesse mancarmi così tanto la sua presenza autoriale. Invece è proprio questo che sento. C'è uno spazio che resterà sempre suo, per quanto si possa immaginare di occuparlo per proseguirne il lavoro. Capita così con i grandi, quelli che cambiano la direzione delle cose, che impongono soluzioni di continuità tra quello che c'era prima di loro e cosa ci sarà dopo. Grazie Gabriele per tutto quello che ci hai insegna

Un po' d'aria per favore. Clic.

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Dice: " In ogni fotografia c'è un racconto ". Ah, bè. Ma come si legge? Inizio a leggere dall'alto a sinistra o da dove? Ah, sì la Regola dei Terzi, la Gestalt, la sezione Aurea, la Semiologia in tre lezioni semplici semplici ecc. ecc. Già, "leggere" si intende in senso lato... Bene e cosa c'è scritto di grazia? Ma tutto quello che vuole il lettore perbacco! Non siete mai andati a farvi "leggere le carte" ai banchetti dei Festival? Vai da Tizio e ti dice che problemi psichici hai, vai da Caio e scova una tua poetica tardoromantica che non sospettavi di avere, vai da Sempronio e proprio manco riesce a guardarle le tue stampe fotografiche tanto gli fanno orrore. Ohibò, se una fotografia contiene un racconto dev'essere ben arzigogolato. Ma no, è che non sei abbastanza bravo a "scrivere", si leggono troppe robe che hai lasciato lì senza accorgertene e che non c'entrano nulla con quello che "volevi dire". Ma volevi dire

Mi ritrovai per una Toscana oscura.

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©1965, Gianni Berengo Gardin, "Toscana". Il discorso sarebbe lungo e complesso. Tagliandolo via alla grossa, in primo luogo vorrei sottolineare la pessima qualità pubblicitaria della campagna " DIVINA TOSCANA " ( http://www.lanazione.it/cronaca/2014/02/07/1022355-divina-toscana-scaletti-regione.shtml#1 ). La colpa è sì dell'agenzia romana che l'ha partorita, ma soprattutto dell'assessore regionale competente, e dei funzionari che lo consigliano, per averla approvata, diffusa e pagata con soldi pubblici. Detto questo, l'uso della fotografia a fini pubblicitari è sempre stato soggetto all'impiego di droghe pesanti per ridurre se non eliminare la ribelle natura analitica e automatica di questo tipo di immagine. Solo a prezzo di notevoli interventi manuali si può costringere una fotografia a comportarsi visivamente come un'illustrazione, portando in più il suo vantaggio "certificatorio" per come viene, o meglio veniva, vissuto da

Il fotogiornalismo alla fine del mito.

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 Ho visto al cinema " I sogni segreti di Walter Mitty ". Una sceneggiatura tratta da un romanzo del 1939, già portata al cinema nel 1947 ed ora riadattata all'evento della definitiva chiusura dell'edizione cartacea della rivista LIFE e della sua trasformazione in testata web , fatto storico avvenuto nel 2007. Dico subito che mi sono molto divertito e, lo ammetto, alla fine perfino un po' commosso. Lo so, lo so, non era forse il caso di arrivare a commuoversi, però per non divertirsi, almeno in certi passaggi, bisognava davvero essere fatti di pietra. Il film non è sincero, vende mitologia sottobanco di seconda mano sul fotogiornalismo, ma quel Ben Stiller , regista e protagonista, ci ha messo del suo con onestà e pure con della partecipazione personale secondo me. Quel tanto che è comunque bastato a trasformare un pasticcio altrimenti indigeribile in qualcosa di, oserei dire, persino delicato a tratti. La storia di questa produzione cinematografica è tortuosi

Quando stendi la materia.

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©2014 Fulvio Bortolozzo (homage to Francis) . Il colpo di pennello crea la forma, non la riempie soltanto. Di conseguenza ogni movimento del pennello sulla tela altera la forma e le implicazioni dell’immagine. Ecco perché il vero dipingere è una lotta misteriosa e continua con il caso: misteriosa, perché proprio la sostanza della pittura usata in questo modo può compiere un assalto diretto al sistema nervoso; continua, perché il medium è così fluido e leggero che ogni cambiamento fa perdere ciò che c’è già con la speranza di un guadagno fresco. Penso che il dipingere sia oggi pura intuizione e fortuna che trae vantaggio da ciò che accade, quando stendi la materia [...]. Francis Bacon "Matthew Smith – A Painter’s tribute", in "Matthew Smith – Paintings from 1909 to 1952", catalogo della mostra di Londra, Tate Gallery, settembre-ottobre 1952. .

Ancora più entusiasmante.

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©2008 Fulvio Bortolozzo. Il visivo, per metterla in soldoni marxisti, è il "plusvalore" contenuto nelle immagini davvero compiute. Un'immagine viene prima delle parole ed è una forma di conoscenza sintetica che consente al nostro povero cervello di essere efficiente. Pensa a quando guidi l'auto. Mica guardi ogni volta il cambio, lo "immagini" e la tua mano lo trova. Se un giorno qualcuno te lo svitasse via, prima la mano non troverebbe nulla e poi con stupore guarderesti per capire cosa è successo. La nuova immagine "manca il cambio" sostituirebbe la precedente divenuta non più utile. Fin qui siamo però nella funzionalità pura e semplice delle immagini. Il visivo è quello che si mette in più, di non strettamente necessario. Pensiamo a Giotto . Per raccontare le storie di San Francesco mica c'era bisogno di un genio dell'arte. Qualsiasi onesto pittore avrebbe assolto le necessità comunicative dei frati committenti. Giotto però fec

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